Ultimamente mi sono fissato con le penne generose d’inchiostro. Quelle che, più che penne, sembrano pennelli. Quelle che la carta non la devi neanche sfiorare. Ché sembra scrivano per irraggiamento.
Mi ricordano tanto quei giapponesi che si allenano a scrivere bene. In piedi, kimono, pennello, inchiostro nero e una lettera per pagina.
Comunque bisogna saperle maneggiare. Il trucco sta tutto nel non finire con le mani al nero di seppia.
Io invece solo penne a punta fine. Possibilmente Pilot. :-)
Ottima scelta, signora! Gliele incarto? Ne ho fatto tre etti e mezzo… lascio?
No, sul serio. Le uso anch’io.
Mi viene in mente una scena, o più che altro una sensazione palpabile… hai presente quelle che vengono in un determinato momento senza motivo, né senso, ma sempre uguali? (se dici ‘no’ non mi offendo)
Da piccola, quando avevo la febbre alta e chiudevo gli occhi, vedevo tutto buio tranne un filo sottile e dal suono stridente.
Non sono sicura di aver reso l’idea, ma pensare al tocco leggero che si dà ad una penna delle tue, mi ha rabbrividito come un 40 di febbre.
Porcocane, che trip! Queste si che sono epifanie…